Dati sconfortanti sull’economia circolare emergono dall’ultimo “Circulary gap report” realizzato da Circle Economy Foundation e Deloitte, come riportato da Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi.

Un tema di cui tutti parlano e che ha un grande impatto sull’opinione pubblica: dibattiti e approfondimenti si sono triplicati negli ultimi anni.

Ma a livello internazionale il tasso di circolarità non registra gli stessi numeri: nel 2018 era del 9.1% mentre nel 2023 è sceso al 7.2%.

Circle Economy Foundation e Deloitte hanno creato un documento in cui vengono identificate le possibili soluzioni per rendere fattiva la sostenibilità economica e produttiva, analizzando nello specifico tre macro sistemi produttivi dal forte impatto ambientale: alimentare, manifatturiero e delle costruzioni.

Nel comparto alimentare sono state identificate quattro azioni programmatiche: dare priorità a cibi sazianti e salutari, a minore impatto ambientale, sostituendo le calorie da carne, pesce e latticini con cereali, frutta, verdura e noci; dare priorità alla produzione e al consumo di prodotti locali, stagionali e biologici; aumentare le pratiche agricole che rigenerano gli ecosistemi; ridurre lo spreco alimentare.

Nel manifatturiero l’obiettivo deve essere quello di ottenere “miglioramenti dei processi mediante una maggiore efficienza industriale” e una politica “niente sprechi”, massimizzando la durata dei macchinari.

Infine, nel sistema dell’edilizia, le proposte sono tre: laddove siano necessarie nuove costruzioni utilizzare materiali secondari e perseguire soluzioni di pianificazione urbana che seguano principi di “progettazione circolare” in modo da rendere gli edifici riutilizzabili, riproponibili e facilmente “smontabili”; massimizzare il riutilizzo di edifici ad alto valore; usare strategie circolari per rendere gli edifici efficienti in termini di materiali ed energia.

E’ necessario quindi un cambio di passo e una presa di coscienza collettiva.